Al termine della lettura del
libro di James Bradley è chiaro il tentativo dell'autore di dare il
maggior risalto possibile alla "eroica figura" dei marines americani
impegnati nello sbarco più sanguinoso della storia.
Iwo
jima (Isola dello zolfo) è una delle più piccole isole dell'oceano
pacifico appartenenti al Giappone e, con il sontuoso vulcano Suribachi
ricopriva, durante il secondo conflitto mondiale, un ruolo chiave nelle
importanti operazioni militari di entrambe le nazioni impegnate sul
fronte oceanico. Era "il portone d'ingresso" dell'impero nipponico.
"Oh, what a beautiful morning,
Oh, what a beautiful day,
I've got a terrible feeling
Everything's comin' my way."
Chiaro spunto
di svariati libri e di tre film (ultimo The flags of our Fhaters e
Lettere da Iwo Jima di Steven Spielberg) la piccola isola del pacifico è
stata lo scenario della maggiore carneficina della storia militare,
molto peggio dello sbarco in Normandia.
Bradley,
figlio di uno dei sei marines che piantarono la "Old Glory", racconta
con impressionante precisione, frutto di uno studio decennale sullo
sbarco e la cultura del Sol Levante, le vicende che con la morte di 600
uomini solo il primo giorno e circa 60.000 nei trentasei totali dell'assedio
resero eroi nazionali sei comunissimi ragazzi appena ventenni facendoli
entrare nel cuore pulsante di ogni americano "colpevoli" di aver
piantato la bandiera della foto.
Le dettagliatissime e
cruente vicende di quel Febbraio del 1945 raccontate da Bradley junior
nel libro lasciano comunque spazio all'obiettivo reale dello scrittore
che punta in modo molto netto a denunciare la guerra in ogni sua forma e
variante mettendone alla luce tutti gli aspetti peggiori (gli stessi
aspetti che hanno reso impossibile la vita a migliaia di marines una
volta tornati in America), risaltando l'umanità disarmante degli stessi
sei protagonisti del libro, dei componenti delle loro famiglie e
l'audacia e l'onore dei Giapponesi.
I
veri eroi di Iwo furono le anime che il Suribachi mantenne con sè ma
Doc, Ira, Mike, Rene, Sousley e Harlon rappresentati nella fotografia
furono determinanti nella vittoria dell'America nel secondo conflitto
mondiale.
"Erano ragazzi di comune virtù
Chiamati al dovere.
Fratelli e figli. Amici e vicini di casa.
E padri."
Nel
libro viene anche smentita la leggenda che narra la falsità della foto o
che comunque sia stata scattata "in posa" cosa che, come detto, oltre
ad essere smentita punta anche diverse volte a sminuire l'importanza
della foto stessa in quanto nessuno dei marines immortalati le ha mai
dato troppa importanza definendola "casuale" e quasi "priva di
importanza".
Un libro sorprendente che sicuramente provoca spesso durante la lettura forti "scosse" emotive al lettore...
Consigliatissimo.